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C'era una volta...
una bambina dai grandi occhi castani, luminosi, solari, che guardava il mondo con aria curiosa e sognante. A questa bambina piaceva giocare con gli animali e correre nei boschi, amava la sua casetta in montagna e proprio qui aveva un cassetto pieno di occhiali da sole tutti colorati, dalle forme più estrose e divertenti e lei adorava indossarli. Le piaceva abbinarli a tutti i bijoux che possedeva e mai, mai dovevano essere disarmonici coi collant che portava sotto la gonnellina a pieghe.
I suoi genitori la prendevano amorevolmente in giro chiamandola "principessa dei gioielli", ma lei non capiva, rideva e si abbigliava come una piccola comparsa di Sex & the City, che ancora non esisteva.
Oggi quella bambina ha ventisei anni e quel cassetto l'ha riempito di sogni, insieme a tutti gli altri della cassettiera: mille e uno sogni di tutti i colori dell'arcobaleno e delle mille sfumature ch'essi possono offrire. C'è chi sostiene che la vita sia bianca o nera, ho sentito persino parlare di cinquanta sfumature di grigio in modo fin troppo insistente, io invece credo che questi mille e più colori che ogni giorno vediamo siano uno dei bagagli più preziosi che possiamo portare con noi immagazzinandoli nella nostra anima. Ogni colore mi ricorda qualcosa: un particolare, un luogo, un oggetto, un dettaglio, un volto amico.
Il bianco, il colore della mia infanzia: eccola li la piccola Mara con indosso la sua eco pelliccia di finta volpe bianca. Si sentiva una principessa con quel soprabito addosso ed anche se gli altri bambini dell'asilo la prendevano un po' in giro, lei camminava a testa alta, baldanzosa e fiera stringendo il suo peluche a forma di civetta perfettamente in tinta con la pelliccia, le braccine un po' tremanti ma con lo sguardo già pregno di una determinazione innata. Non si sarebbe lasciata abbattere mai da nessuno. Avrebbe sofferto, avrebbe pianto, avrebbe sbagliato, ma le sue idee non le avrebbe mai messe da parte.
Il verde, il colore della mia adolescenza: la calma e la quiete delle colline toscane d'estate vengono improvvisamente arrestate da un intenso nitrito e dalle allegre risate di un gruppo di giovani cavallerizzi. Tanta gioia su quei volti incorniciati dal casco di protezione, sempre i migliori e sempre quelli più alla moda con l'inserto in titanio per la squadra milanese, una polo bordeaux con dettagli grigi, i colori del maneggio e la bandiera verde, bianca e rossa all'altezza del cuore, ricamata insieme al nome del loro destriero. Pantaloni aderenti color crema, stivali in cuoio confezionati su misura e nessun frustino fra le mani: l'armonia e l'intesa fra questi ragazzi ed i loro cavalli era perfetta. Un sogno che sembrava non dovesse finire mai, che li avrebbe portati in giro per l'Italia e, perché no, in seguito per l'Europa e forse il mondo, un sogno spezzato dalla realtà, dalle possibilità, dal crescere: seconda stella destra, questo è il cammino, poi dritti fino al mattino … peccato però che l'Isola che non c'è non l'abbiano trovata, è rimasta solo una splendida fiaba, una fantastica avventura conclusasi fra le strade di Milano.
Il viola, il colore della mia formazione: un grande edificio predisposto ad anello, grigio come il cemento all'esterno ma pieno di pazzi colori al suo interno. Tutto in quel liceo era "sporcato" da toni sgargianti di acrilici, l'odore dei colori ad olio si mischiava a quello del tabacco e dell'alcool dei pennarelli indelebili, un solo passo poteva scandire la differenza tra la bellezza più pura e spontanea dei veri artisti e lo squallore dei personaggini fatti in serie che cercavano di illudersi di capirci qualcosa. Non a caso la rabbia è viola, ed è tanta la rabbia che Mara deve contenere mentre si fa coraggio ogni giorno, ammonticchiando ogni esperienza utile e imponendosi di lasciarsi scivolare addosso quelle inutili. Una rabbia trattenuta a stento che diventa forza e consapevolezza. E alla fine da quel gigante viola ne esce vittoriosa, i graffi in superficie si preparano a guarire e quella che è stata una vera e propria lotta le ha insegnato innanzitutto a non cedere a niente e a nessuno. Adesso Mara può prendere fiato e andare alla ricerca del suo posto nel mondo.
L'azzurro, il colore del mio presente: l'adolescente Mara che si guarda allo specchio ed è finalmente adulta. E l'azzurro è ovunque attorno a lei, ne porta sempre un po' con sé, nei vestiti, nel trucco, negli accessori, è il suo colore in tutto, immancabile. Ogni giorno vede uno stile diverso, una Mara diversa, ma solo al di fuori. E in ogni outfit, a cui dedica con devozione le pagine del suo fashion blog, riesce a trovare un posticino, se pur piccolo, per questo colore. Quasi un portafortuna, il suo amico segreto. Anche dentro di lei c'è tanto azzurro: quello degli occhi della sua mamma, quello dei capelli di Jared Leto, quello del mare della Costa, Azzurra anche lei, dove Mara ha lasciato con affetto una piccola parte di sé. Tutto quello che l'ha formata ha questa sfumatura, il colore della donna che è diventata, che sa finalmente qual è il suo posto, sa che ovunque andrà sarà seguita dalla sua passione, della sua arte e, ovviamente, dalla sua fedele macchina fotografica. Ma sa anche che esiste l'azzurro del cielo, quello in cui tuffarsi e finalmente volare senza fare attenzione ai limiti, perché ci sono sempre nuove cose da scoprire e nuovi modi per crescere.
Il rosa, il colore del mio futuro: come qualsiasi storia insegna, il lieto fine non può che essere rosa. Li odiamo, li disprezziamo, li deridiamo, ma i cliché a volte sono indispensabili. E chi ha detto che sia poi così sbagliato seguirli? Mara ha imparato che la pazienza ripaga, che le vere lotte sono quelle contro se stessi, che chi si arrende è perso in partenza e che gli amici si vedono nel momento del bisogno. Sono tutti cliché? Ebbene sì. Questo li rende meno credibili? Assolutamente no! Tutti sognano un finale da favola, chiunque abbia un minimo di speranza nel futuro si aspetta che il cavaliere sconfigga il drago e che sposi la principessa di turno. E chiunque tifa per il cattivo sta solo mentendo a se stesso: il lieto fine è l'aspirazione di tutti. In questa favola potrebbero non esserci un drago, un castello, un reame da salvare e magari, ma su questo punto ci sarebbe da discutere, potrebbe non esserci un principe. Ma una cosa è certa: quando Mara guarda al suo futuro lo vuole rosa, con un gigantesco "e vissero tutti felici e contenti".
Non si tratta di una favola moderna ma della vita reale, di tutti i giorni che ognuno di noi vive, che anche questa bambina ha vissuto, che io ho vissuto.
Mi chiamo Mara Nathalie, Red Head per i miei followers ed ho un cassetto pieno di sogni: vorrei vedere il mondo, vorrei fare la differenza, vorrei crescere un husky dai grandi occhi azzurri color del ghiaccio e vorrei rendere orgogliosi i miei adorati genitori, la mia famiglia ed i miei amici. Vorrei realizzarmi, vorrei andare a letto e pensare ogni notte: "olè! Domani è un altro giorno!" Non come Rossella O'Hara ma come la ragazza dai capelli rosso magenta, con i desideri comuni a tanti, ma che ha reso propri e che ha colorato a suon di pennellate intinte nella tavolozza del suo mondo.
Once upon a time...
there was a little girl with big, bright, brown eyes, staring at the world around her with curious and dreaming look. She loved to play with animals and run into the woods, she loved her tiny house up on a mountain, and right there she had a drawer filled with sun glasses in every color and funny shape which she loved to wear. She had fun matching them with her bijoux, but she never, never allowed them to be in contrast with the tights she wore under the pleated skirt.Her parents made lovely fun of the child, calling her "princess jewelry", but she wouldn't understand, she just laughed and got dressed like a little appearance in Sex & the City, which didn't exist yet.
Today that little child is 25 and that drawer is now filled with dreams, together with all the others in the dresser: a thousand and more dreams in every color of the rainbow and in each and every shade they can give. Some people see life in black and white, I even heard about fifty shades of grey in a very nagging way, I'd rather think that this thousand and more colors that we see every day are the most precious baggage to carry with us, just by taking them in our soul. Every color reminds me of something: a detail, a place, an object, a friend's face.
White, the color of my childhood: there she is, the little Mara, wearing her eco-friendly fur in fake white fox. She felt like a little princess with that coat and even if the other kids in the kindergarten made fun of her, she walked with her head straight, proud and self-confident, holding her owl-shaped plush, perfectly matched with the fur, some shivers in the arms but already a natural determination in her eyes. She sould never allow someone to let her down. She would eventually suffer or cry, she would do the wrong thing, but never let her ideas go.
Green, the color of my youth: the quietness of Tuscany hills in the summer is suddenly broken by a neigh and by the laughter of a team of young horse riders. So much happiness on those faces, framed by a helmet, always the best and always fashioned with the titanium supplement for Milan's team, a maroon polo with grey details, the colors of the stables and the green, white and red flag on the heart, embroidered together with the name of the horse. Skinny cream-colored pants, custom-made leather boots and no horsewhip in the hands: the harmony and the feeling between those guys and their horses were perfect. A never-ending dream which would lead them through Italy and, why not, through Europe and maybe the world, a dream crashed by reality, chances and growth: second star to the right and straight on 'til morning... unfortunately we didn't find Neverland, a beautiful fairytale's what's left, an amazing adventure ending on the streets of Milan.
Purple, the color of my education: a huge building ring-intended, grey like the mortar on the outside but filled with crazy colors on the inside. Everything in that school was "mucked up" by bright shades of acrylic, the smell of colors mixed up with tobacco and the alcohol of the marking drawing pens, a single step could mean the distance between the pure, natural beauty of real artists and the squalor of those meaningless serial characters who tried to deceive themselves like they were talented. Tellingly, rage is purple, and there's a lot of rage for Mara to contain while she imposes herself to be brave day by day, piling up every useful experience and making every useless one just slip on her. A barely contained rage becoming strength and self awareness. In the end she walks out that purple giant as a winner, the scratches on the surface are ready to heal, and what's been an actual fight thought her more than anything not to surrender to anything or anyone. She can breathe again and look for her place in the world.
Azure, the color of my present: the teenage Mara looks in the mirror and she's finally an adult. And azure is everything around her, she always carries a little with her, like in clothes, make up or accessories, it's her color, inevitable. Every day sees a new style and a different girl, only on the outside, and in every outfit, devoutly described in her fashion blog, she always manages to find a place, even tiny, for this color. Like a lucky star, a secret friend. There's a lot of azure inside of her too: the one of her mommy's eyes, the one of Jared Leto's hair, the one of the sea in the Azure Coast where she left with affection a little piece of herself. Everything that formed her has this shade, the color of the woman she is now, who knows that everywhere she'll go, she will always be followed by her passion, her art and, obviously, her camera. But she also knows that there is the azure of the sky, that sky where she can finally fly without any limits, because there's always new thing to learn and new ways to grow up.
Pink, the color of my future: as learned by any story, the happy ending can't be nothing other than pink. We hate them, despise them, make fun of them, but clichés are sometimes inevitable. Who said it is wrong to follow them? Mara learned that patience pays back, that true fights are always against yourself, that giving up is an announced defeat and that you only see true friends when you're in need. Are those clichés? Indeed they are. Does that make them unreliable? Absolutely not! Everyone dreams a fairytale ending, everyone with a little hope in the future wants the knight to defeat the dragon and marry the princess on call. And anyone who cheers for the villain is just telling lies to himself: the happy ending is everyone's ambition. In this fairytale there may not be a dragon, a castle, a realm to save and maybe, but there has to discuss about that, there may not even be a prince. But one thing is for sure: when Mara looks at her future, she wants it to be pink, with a giant "they lived happily ever after".
It's not a modern fairytale but real life, everyday life like the one each one of us has got, including that little child, me.
My name is Mara Nathalie, Red Head for my followers and I have a drawer full of dreams: I'd like to see the world, do the difference, I want to grow an Husky with big blue ice eyes and I would like to make my beloved parents and my family proud of me. I want to do something I like, I want to go to sleep thinking "Yeah! Tomorrow's a new day!", not like Rossella O'Hara but like the magenta red headed girl, with wishes shared with many people, but who made them hers, painting them with strokes dipped in the palette or her world.
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